Dialetto di Napoli
- kperrin17
- Apr 13, 2016
- 3 min read

Il ricca di cultura dialettale o linguaggio "Napolitano" è una lingua romanza che deriva dal latino volgare, e avrebbe influenzato molti altri dialetti durante il tempo di Napoli come capitale. Anche se i documenti ufficiali risalenti al dominio borbonico del Regno di Napoli contiene documenti scritti in piena napoletana, non è mai stato riconosciuto come lingua ufficiale di qualsiasi stato. Il dialetto ha una ricca tradizione letteraria che si conserva attraverso testimonianze di stati e tale finzione 17 ° secolo e le storie dagli scrittori Giulio Cesare Cortese e Giambattista Basile (le cui opere comprendono il famoso Lo Cunto de li Cunti o Lo Trattenimento de Le Piccerille che vengono tradotte in italiano e ha dato origine a molte fiabe popolari). Letteratura scritta in napoletano è aumentata nel corso degli ultimi tre secoli, e ha anche raggiunto livelli elevati. La lingua è ancora parlato oggi a Napoli e tutti in tutta la regione Campania. La fonetica e la grammatica napoletana sono abbastanza complesse e distinte rispetto a quelle italiane, e nella lingua napoletana troviamo moltissime parole simili o uguali un lingue straniere (per esempio guappo significa bullo nel italiano e guapo nel spaguolo).
Sentendo i ricchi, grezzo - suonante dialetto di Napoli era una nuova esperienza - personalmente ho trovato più facile da capire che siciliana ma era ancora molto diverso dal toscano e Viterbesi e Romanesco che sono abituato a sentire.
Ecco un elenco di regole e le differenze e le somiglianze tra napoletana e altre lingue =
Spesso le vocali non toniche (su cui cioè non cade l'accento) e quelle poste in fine di parola non vengono articolate in modo distinto tra loro, e sono tutte pronunciate con un suono centrale indistinto che nell'Alfabeto fonetico internazionale è trascritto col simbolo
· in principio di parola, e soprattutto nei gruppi gua e gue, spesso la g seguita da vocale è quasi omessa nella pronuncia
· la s impura (cioè seguita da consonante) è spesso pronunciata come la sc dell'italiano scena.
· le parole che terminano per consonante (in genere prestiti stranieri) portano l'accento sull'ultima sillaba.
· a differenza dell'italiano la i presente nei gruppi cie e gie è quasi sempre sonora (per es. nel pronunciare 'na cruciera la i si farà sentire) e la successiva e è chiusa.
· è frequente il rotacismo della d, cioè il suo passaggio a r, come in Maronna.
· A seguito dell'indebolimento della vocale finale, molti sostantivi hanno una pronuncia identica sia nel singolare che nel plurale: le due forme si distinguono grazie all'utilizzo del differente articolo.
· L'aggettivo possessivo segue sempre il nome a cui si riferisce, per esempio 'o sole mio, ed in alcuni casi si lega ad esso: ciò avviene con alcuni nomi di parentela al singolare quando il possessore sia di prima o seconda persona singolare, per esempio fràtemo, sòreta, ma 'o frate vuosto, 'a sora soja, etc.
· Come in altre lingue romanze e non, gli aggettivi possessivi non possono essere preceduti da articoli indeterminativi. Pertanto, si ricorrerà al partitivo 'n'amico d' 'o mio (francese "un ami à moi", inglese "a friend of mine") per intendere un mio amico.
· Il corrispondente napoletano diretto del verbo avere (avé) è spesso usato come verbo ausiliare anche lì dove in italiano si utilizzerebbe essere, per esempio con i verbi riflessivi oppure con i verbi di movimento (aggio juto, aggio venuto).
· Similmente allo spagnolo il corrispondente napoletano del verbo tenere (tènere oppure tené) è usato, in luogo del corrispondente diretto di avere, in tutti i casi in cui indica possesso oppure una condizione come l'appetito, la sete, etc.
· In luogo del verbo dovere si usa la locuzione avere da (aggia fa, hadda venì).
Comments